MUSEO DEGLI INNOCENTI

Ottima riuscita ha avuto la visita guidata al Museo degli Innocenti, aggiuntavi la mostra delle opere di Alphons Maria Mucha. Nella parte storica del Museo sono esposti i ritratti dei governatori dell’istituzione, ed, in particolare, sono commoventi i “segni” messi dai genitori sui neonati abbandonati, come strumenti di riconoscimento per un eventuale ripensamento. Si tratta per lo più di medagliette o piccoli crocifissi spezzati a metà, sì che risultasse probante l’unione dei due pezzi. Notevole è risultata anche la Pinacoteca, che contiene la prima opera di un giovanissimo ma già promettente Alessandro Filipepi, detto Sandro Botticelli. Da notare anche due tabernacoli dei Della Robbia e alcune opere di Vincenzo Ulivieri, che era stato un esposto. I neonati sopravvissuti (pochi) venivano da grandicelli assegnati, le femmine, a fare le cameriere nelle famiglie abbienti e i maschi a lavorare in una fattoria del Mugello o oppure a fare i garzoni apprendisti nelle botteghe degli artisti. Qualcuno poi, come l’Ulivieri, diveniva decoroso pittore.

Alphons Mucha (Ivancice 1860 – Praga 1939) è nato e deceduto nella odierna Repubblica Ceca, ma la sua arte si è sviluppata a Parigi. Tuttavia un suo viaggio a Firenze gli lasciò un’impronta memorabile e molte delle sue figure femminili ricordano da vicino il Botticelli. Perciò la fondazione Mucha di Praga ha concesso il prestito delle sue opere per l’esposizione fiorentina. Esponente primario dell’Art Nouveau (in Italia “Liberty”) è stato con Tolouse Lautrec “inventore” del manifesto pubblicitario, affiggendo sui muri di Parigi le sue litografie a colori, realizzate con estrema perizia e ricche di particolari con forte valore simbolico. In alcuni dei suoi manifesti sono riconoscibili i precedenti di opere floreali di poco posteriori, eseguite da Adolfo Hohestein (russo, ma presente in Italia), Leonetto Cappiello (livornese, ma operante a Parigi) e specialmente Ezio Anichini e Galileo Chini (di cui sono in mostra alcune ceramiche da collezione privata).

Non va infine dimenticata l’altana, che era l’antico stenditoio delle fasce e dei panni, con superba vista sul Cupolone e sul campanile di Giotto.

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